La Corte di Cassazione si è espressa in merito al licenziamento emesso per abuso dei permessi della Legge 104: cosa hanno stabilito i giudici.
Tra le agevolazioni previste dalla Legge 104, approvata nel 1992, rientrano anche i permessi lavorativi retribuiti che consentono alle persone con disabilità o a chi le assiste di assentarsi dal lavoro senza perdere la retribuzione o subire provvedimenti disciplinari. Secondo la normativa, sono concessi tre giorni di permesso retribuito al mese, frazionabili anche in ore.
Su questi permessi si è espressa la Corte di Cassazione con una recente sentenza. In particolare, secondo i giudici della Suprema Corte, il licenziamento per abuso dei permessi 104 in determinati casi può essere considerato pienamente legittimo.
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 5906 dello scorso 5 marzo, si è espressa in merito al licenziamento disposto per abuso dei permessi retribuiti della Legge 104, concessi ad un lavoratore disabile o ad un lavoratore che assiste un familiare con disabilità grave.
Stando a quanto stabilito dai giudici, il provvedimento può essere considerato legittimo se viene emesso nei confronti di un soggetto che ha tenuto una condotta non conforme alla normativa di riferimento (Legge 104). In sintesi, se i permessi vengono sfruttati per scopi non previsti dalla norma e, dunque, non per l’assistenza o il supporto ad un familiare disabile la cessazione del rapporto lavorativo è da considerarsi pienamente legittima.
Il caso esaminato dagli Ermellini interessava un dipendente che era stato licenziato dal datore di lavoro per aver usufruito dei permessi 104 per attività personali. Nello specifico, come riporta la redazione di Investireoggi.it, il soggetto in questione durante i permessi aveva assistito una zia con disabilità solo per poco tempo (circa mezz’ora della giornata) per poi dedicarsi ad altre attività personali, come uscite in barca a vela. Per questa ragione era stato licenziato, provvedimento impugnato dallo stesso dipendente.
La Corte d’Appello di Catania aveva respinto il ricorso presentato dal dipendente che sosteneva come alcuni elementi probatori non erano stati valutati in maniera adeguata. La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado valutando legittimo il provvedimento disciplinare. Secondo i giudici, la condotta tenuta rappresentava una violazione rilevante che giustificava il licenziamento.
La Cassazione ha, dunque, ribadito che l’uso dei permessi 104 deve essere finalizzato all’assistenza della persona con disabilità e non per scopi personali che non hanno a che vedere con l’assistenza o il supporto familiare. L’abuso può comportare a sanzioni disciplinari, sino all’interruzione del rapporto lavorativo.
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